Imparare divertendosi. Si chiama anche edutainment ed è la forma scelta dal Consorzio di tutela del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg per promuovere e far conoscere meglio ai suoi consumatori origini, lavorazione e qualità del Prosecco Superiore Docg. L’iniziativa, lanciata lo scorso 22 gennaio, ha visto come sua prima realizzazione un video illustrativo di 12 minuti, una vera e propria lezione di base sul Superiore, realizzato da Newton 24, società del Sole 24 Ore specializzata in formazione, sotto la guida di Andrea Notarnicola, con la presenza di docenti come Giulia Pussini, Giancarlo Vettorello, Aurora Endrici, Filippo Taglietti, Debora Franceschi e Simone Vincenzi. Al video-corso seguirà quindi un vero e proprio test per verificare quanto si è appreso. L’obiettivo è soprattutto quello di comunicare la differenza del Superiore, attraverso il suo territorio e i suoi vitigni, il metodo di coltivazione e di spumantizzazione, con consigli relativi anche alla degustazione e agli abbinamenti corretti. Una vera e propria visita virtuale sul Conegliano Valdobbiadene, con un’attenzione particolare agli appassionati dei mercati esteri, visto che il video è realizzato oltre che in italiano anche in inglese e tedesco, utile soprattutto per chi non ha la possibilità di visitare personalmente il territorio. Ma quali sono gli effetti positivi di un’iniziativa del genere e come migliorarla ulteriormente? Per scoprirlo abbiamo coinvolto quattro esperti di comunicazione, in diversi generi, Moreno Faina, direttore dell’Università del Caffè Illy, iniziativa di didattica e divulgazione con obiettivi simili alla Conegliano Valdobbiadene Wine Academy, la blogger ed esperta di comunicazione per immagini Francesca Ciancio, la wine educator americana Tracy Ellen Kamens e l’importatore tedesco Eberhard Spangenberg, della Garibaldi Weinimport di Monaco, storico importatore di vini italiani che ha ricevuto anche un premio dal Gambero Rosso come migliore importatore nel comunicare lo stile italiano.
Moreno Faina
Direttore Università del Caffè Illy
“L’anno scorso hanno frequentato l’Università del Caffè
18.000 professionisti, 10.000 consumatori e 892 produttori.
In totale sono stati 107 mila i partecipanti ai nostri corsi”
L’idea dell’Università del Caffè è nata alla fine del ‘99 con l’obiettivo di raccontare ai professionisti del settore la cultura del caffè di qualità. La prima sede era a Napoli, vista anche la stretta collaborazione con l’Università, poi, per scelta strategica, si è deciso di spostarla a Trieste, sia per la vicinanza con l’azienda sia perché ha fatto seguito ad un forte investimento, con la creazione di una sala multimediale attrezzata per tenere i corsi. Nel 2002 abbiamo iniziato ad allargare l’offerta dei corsi disponibili, aggiungendo un primo corso gestionale, inserendone alcuni monotematici, ad esempio sul cappuccino, e allungandone la durata a 4 giorni, in modo da comprendere tutta la filiera del caffè. Nel 2005 è nata la prima filiale estera, in Corea, paese che stava dimostrando un grande interesse per queste tematiche. Ad oggi le filiali estere sono diventate 24 in tutto il mondo, inoltre l’iniziale target, destinato solo ai professionisti, è stato allargando sino a comprendere prima i consumatori e gli appassionati, con corsi specificatamente creati per l’utente casalingo, e poi dal 2007, grazie alla collaborazione con l’Università di San paolo in Brasile e la creazione della University “Illy Do Cafe”, anche i produttori. Ci siamo, quindi, aperti su tre fronti formando nelle nostre aule, con dati di fine dicembre 2012, 18.000 professionisti, 10.000 consumatori e 892 produttori. In totale, dal 2003 al 2012, sono stati 107 mila i partecipanti ai nostri corsi. L’aspetto chiave è stata l’apertura dei nostri corsi a tutti, anche ai nostri competitors, che sicuramente ha incrementato la conoscenza della cultura del caffè, con effetti positivi anche sulla vendita dei nostri prodotti. Ad oggi esistono ben 16 tipologie diverse di corso, da quello standard a quello legato alla gestione del punto vendita sino a quello sul visual merchandising. L’offerta, quindi, risulta molto ampia e dà la possibilità ad esempio agli esercenti di migliorare il proprio servizio ai clienti, potendosi fregiarsi dell’attestato di “specialista del caffè” o “maestro barista”. Oltre ai corsi in aula, inoltre, ci siamo dedicati anche all’e-learning con dei minicorsi S.O.S. di una sola giornata, un format particolare che offre un’assistenza immediata tramite dei tutor per migliorare e perfezionare la gestione generale del locale, dalla preparazione delle bevande al coordinamento del personale di servizio, che risulta molto apprezzata dal mercato e con un trend in crescita. L’Università del Caffè, inoltre, ha una stretta integrazione anche con l’azienda stessa ed offre quindi la possibilità di un supporto interno al Gruppo Illy. Infine, stiamo studiando la possibilità, visto il successo dell’iniziativa, di allargarla anche ad altri ambiti, come il cioccolato ed il tè. Il trend più interessante per noi rimane comunque l’attività rivolta ai consumatori, il cui obiettivo finale è quello di educare alla conoscenza del caffè, trasformandoli in consumatori evoluti orientati sulla qualità.
Francesca Ciancio
Blogger ed esperta di comunicazione multimediale
“L’uso di internet, permette
una miglior conoscenza del prodotto,
grazie ad un approccio più multimediale”
L’iniziativa della Conegliano Valdobbiadene Wine Academy è sicuramente molto interessante, una novità che trovo anzi molto coraggiosa e forse il primo esempio del genere in Italia. Coraggiosa perché il vino come prodotto si presta meno rispetto al cibo ad essere rappresentato per immagini, come nel caso del video prodotto dal progetto, e sono poche sono le aziende che investono in questo senso. Nei video l’immagine in movimento rappresenta una componente importante perché sollecita diversi aspetti, dall’intelligenza visiva a quella cognitiva, e aiuta quindi a fissare meglio i concetti base. Dico di base perché il vino, in realtà, per essere comunicato al meglio ha bisogno anche di sviluppare altri sensi, come quello olfattivo e gustativo. Ma sicuramente l’uso dei nuovi mezzi di comunicazione, come internet, permette una miglior conoscenza del prodotto, grazie ad un approccio più multimediale rispetto a quello tradizionale che è solo unidirezionale. C’è la possibilità, ad esempio, di ottenere feedback immediati e continui in un scambio diretto fra fruitore e promotore. Dai quali possono poi nascere le idee per nuovi contenuti. Trovo corretto anche l’approccio didattico, soprattutto se, come è il caso del Conegliano Valdobbiadene Prosecco, viene svolto da persone competenti nel campo. E’ un elemento che può fare la differenza rispetto ad altri prodotti simili. Per migliorare la fruizione del video il mio consiglio è di ridurne la lunghezza, che mi pare un po’ eccessiva per gli standard attuali, così come aumenterei l’interattività, magari con l’utilizzo di menù o pop-up. Lo stesso stile può essere reso più accattivante e meno cattedratico, puntando magari su qualcosa di diverso, come ad esempio una docu-fiction, che offre sì un messaggio più indiretto ma è oggi molto apprezzata soprattutto da un pubblico giovane. In definitiva si tratta di un progetto sicuramente buono, soprattutto se rivolto ai mercati esteri. Non tutti conoscono la viticoltura eroica del Conegliano Valdobbiadene, soprattutto all’estero. Ripeto, però, raccontare il vino per immagini è sempre molto difficile. Sono moltissimi i film dedicati al cibo e pochi quelli sul vino, del resto. Però la strada è sicuramente giusta, magari seguendo un format più documentaristico e cinematografico.
Tracy Ellen Kamens
Wine Educator e Chief Education Officer di Grand Cru Classes
“Potrebbe essere utile approfondire il discorso
con spiegazioni tecniche che illustrino
come il Prosecco Superiore Docg differisca dal Prosecco Doc”
Il progetto della Conegliano Valdobbiadene Wine Academy rappresenta una bella occasione sia per i consumatori che per il commercio di aumentare le proprie conoscenze su questo vino molto speciale. Con le sue immagini mozzafiato sulle colline di Conegliano e dei pendii più ripidi di Valdobbiadene, insieme a filmati informativi relativi al raccolto e ai processi di fermentazione, l’attività di produzione del Prosecco Superiore è ben congeniata. Con tutta una serie di informazioni che sono ulteriormente rafforzate dalla voce fuori campo di accompagnamento. Penso che questo nuovo progetto sfrutti bene le possibilità educative offerta da internet, dato che il video è realizzato in modo perfetto per questo strumento, con belle immagini e con una durata limitata (che si estende per poco più di dieci minuti). Inoltre, il fatto di averlo realizzato in tre lingue, lo rende accessibile anche per i consumatori di tutto il mondo, aiutando a diffondere le informazioni relative al Prosecco Superiore a livello internazionale. In futuro, potrebbe essere utile approfondire il discorso con spiegazioni tecniche che illustrino le differenze del Prosecco Superiore Docg e le differenze con latri prodotti, soprattutto verso i consumatori meno informati.
Eberhard Spangenberg
Titolare Garibaldi Weinimport di Monaco
“La corretta comunicazione dei valori di un vino
deveper forza passare
attraverso un mix di virtuale e rapporti personali”
Penso che la Conegliano Valdobbiadene Wine Academy sia sicuramente un’iniziativa molto utile, oltre che realizzata molto bene. Questo perché ritengo sia importante sottolineare l’unicità del prodotto e la sua qualità. Lo scopo che il Consorzio si prefigge mi pare quindi ben centrato, ossia far vedere le colline e le bellezze naturali, esprimere la qualità delle vigne e della natura circostante. E questo vale soprattutto in un mercato come quello tedesco, dove è ancora molto difficile spiegare la differenza fra Conegliano Valdobbiadene e Prosecco Doc. La scelta di ottenere la denominazione Docg è stata sicuramente geniale, perché permette di differenziare la qualità superiore del Conegliano Valdobbiadene, anche se credo che per assimilare bene questo concetto servirà ancora un po’ di tempo. Oggi il consumatore medio tedesco ancora non percepisce bene questa differenza, che invece è stata ben compresa solo nei ristoranti di alto livello, quelli dotati di sommelier. Credo che oggi nella comunicazione siano importanti due aspetti: il primo sono i fatti, ossia saper raccontare i vitigni, i metodi di produzione, di vinificazione e di fermentazione, in una parola saper raccontare cosa c’è dietro un vino, il secondo è legato al saper trasmettere le emozioni, dando un messaggio che sia al tempo stesso umano e territoriale, legato alla cultura dei luoghi di produzioni ed anche al cibo. Bisogna saper creare un’atmosfera che sia la somma delle emozioni che un vino sa offrire, far capire che dietro alle bollicine c’è molto altro, una storia e un territorio. Sicuramente l’aver utilizzato come mezzo di comunicazione il web è un fatto nuovo e importante. Strumenti come internet o come i social media, da Facebook a Twitter, hanno sicuramente un buon riscontro nel comunicare un prodotto e saranno certamente gli strumenti del futuro. Anche nella nostra enoteca abbiamo iniziato ad utilizzare strumenti multimediali, come due grandi schermi che proiettano immagini e video legati al vino. Ma per il mercato più “classico” e tradizionale, quello meno legato al virtuale, conta ancora moltissimo il contatto diretto, che può esprimersi attraverso le feste, le serate di degustazione, gli incontri con i giornalisti, le presenze alle fiere, ed anche i giusti abbinamenti nei ristoranti e il contatto con le enoteche. Per i prossimi dieci anni penso che la corretta comunicazione dei valori di un vino debba per forza passare attraverso un mix di virtuale e rapporti personali.
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