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Samuele il “mixologist”

Due parti di alchimia, un pizzico di tocco d’artista e una spruzzata di affabulazione. Shakerare ben bene et voilà. Ecco a voi il bartender o per dirla con un termine più trendy, il mixologist. Non ce ne avrà a male la categoria se abbiamo scelto di descriverla con questa ironica parodia. E non ce ne avrà a male neppure il personaggio che ci ha suggerito questa descrizione. Lui è Samuele Ambrosi, 44 anni veronese di Legnago, ma ormai trevigiano d’adozione. Un alchimista della distillazione, un artista dei liquori e, cosa che ogni bartender conosce bene, un grande affabulatore e narratore della storia, del fascino e del mistero che si cela dietro alla creazione di un cocktail. Samuele è il deus ex machina del Cloack Room, locale aperto dietro Piazza Monte di Pietà nel 2013 quasi per scommessa, ricavato da un minuscolo spazio che era il guardaroba di un negozio di vestiti (da qui il nome). E che oggi, con le sue oltre 600 referenze, è considerato uno dei cocktail bar più interessanti d’Italia. Qui si viene ad assaporare la maestria e la qualità di veri e propri cocktail d’artista.

Samuele Ambrosi

Dopo aver studiato nelle migliori scuole, fatto importanti esperienze di lavoro in Inghilterra, Danimarca, Svizzera e Francia e aver vinto concorsi internazionali di grandissimo prestigio (campione italiano sotto i 27 anni nel 2004, miglior barman d’Europa sempre sotto i 27 anni a Praga nel 2003 e del mondo nel 2005 agli Eagle Award di Singapore), Samuele ha scelto di trasferirsi qui per far conoscere ai trevigiani la mixology. Ovvero l’arte di saper creare cocktail. Qualche giorno fa, ad esempio, ha presentato a Valdobbiadene una “lezione di mixology”, tutta centrata sul Prosecco Superiore. Risultato? Otto cocktail originalissimi, con ingredienti inaspettati come il latte di mucca appena munto oppure (eresia!) il caffè. Alla faccia di chi, col Prosecco, conosce solo lo Spritz. Inoltre, è stato il creatore del Ve.N.To, il primo cocktail al mondo con la grappa, riconosciuto ufficialmente dall’IBA, l’International Bartenders Association.

Samuele, come nasce la tua passione per i cocktail?

La mia famiglia conduceva un ristorante-pizzeria a Legnago, mia città natale, dove io davo una mano. Un giorno, avrò avuto sì e no 13-14 anni, scoprì uno shaker, misi dentro due o tre cose a caso e cominciai a sbatacchiarlo forte. Mi esplose letteralmente in mano spargendo tutto quanto intorno. Da lì ho capito due cose: che sbagliando s’impara e che avrei dovuto cominciare ad imparare davvero.

E poi?

Poi ho frequentato l’alberghiero e ho iniziato le mie prime esperienze di lavoro. Prima come cameriere, una base formativa che mi è servita moltissimo. Quindi a 17 anni ho avuto il mio primo lavoro importante in un Hotel a cinque stelle di St. Moritz, frequentato da vip e imprenditori. Ho poi lavorato a Londra e in Danimarca, ed è in questo periodo che mi è nata la voglia di creare qualcosa di mio. Ho studiato a Parigi, mi sono fidanzato con una trevigiana e quindi sono arrivato qui.

E come ti è sembrata la realtà trevigiana?

Ho fatto molte esperienze. Prima a Castelbrando, poi ad Oderzo, dove ho aperto il mio primo locale, quindi è stata la volta del Cloack Rum nel 2013. Allora era il primo cocktail bar del Veneto. E ho trovato una clientela molto varia, in media tra i 20 e i 50 anni, con una gran percentuale di donne, ma interessatissima e con una grande apertura mentale. C’è molto interesse sui cocktail in generale, che non sono visto come una semplice bevuta, ma un’esperienza diversa, emozionale, dove l’arte del bartender è anche quella di saperla raccontare.

In questi dieci anni il locale è cresciuto molto…

Sì. All’inizio occupava appena 28 metri quadri. Poi abbiamo cominciato a crescere, tanto da aggiungervi una gineria, con oltre 400 gin diversi, mentre ad ottobre apriremo un Whiskey Lounge, dedicato solo a questo liquore.

Ma il progetto più intrigante è quello che stai per aprire a Vascon di Carbonera.

Sì, fra un mese aprirà il Cloack Studio, un vero e proprio laboratorio di ricerca dedicato alla mixology, dove si terranno corsi di formazione, masterclass, creazioni originali, servizi di consulenza a produttori e molto altro. Qui c’è anche la mia collezione di 8000 bicchieri da cocktail e quella di bottiglie di liquori rare e introvabili.

Adesso, raccontaci il segreto della miscelazione…

Ci sono due modi di preparare cocktail. Quello standard, proponendo quello che piace al cliente, e qui serve la capacità di conoscenza del territorio, e quello creativo, che si basa su provocazioni ed idee, che è quello che mi piace, dove conta la qualità di base, la mano e l’esperienza. Ma i veri ingredienti segreti sono l’amore per questo lavoro, lo studio e un team affiatato con cui lavorare insieme.

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