All’inizio c’era nonno Martino, che negli anni Trenta produceva vino a uso familiare o poco più. Poi è arrivato papà Lino, che ha iniziato a trasformare la produzione dal sostentamento a vera e proprio passione con ambizioni commerciali. Alla sua scomparsa, nel ’83, gli succedono le due figlie Antonella ed Ersiliana, ribattezzano l’azienda in Sorelle Bronca ed oggi sono una realtà affermato e consolidata delle colline del Prosecco Superiore di Conegliano Valdobbiadene. Un’azienda, a suo modo, inusuale per quel tocco femminile fatto di sensibilità ed estrema cura nella qualità dei vini, ma anche nel packaging delle bottiglie e nella comunicazione. Ed anche controcorrente per certe scelte coraggiose, come quella di affiancare ai più rinomati e noti vini spumanti della Conegliano Valdobbiadene Docg, quelli rossi meno conosciuti della Docg “cugina” della Pedemontana, quelli dei vini Colli di Conegliano.
Le incontriamo nella sede aziendale a Colbertaldo di Vidor. E ad accoglierci è un’altra donna, Elisa figlia di Ersiliana, enologa e terza anima dell’azienda: “Tanto che spesso ci scambiano per tre sorelle”. Anche se in realtà di donne ce ne sono quattro. L’ultima è Anna, una giovane venezuelana, fuggita da Caracas e venuta qui qualche anno fa per la vendemmia ed oggi responsabile della comunicazione e dei canali social dell’azienda.
La storia delle Sorelle Bronca parte però da Antonella ed Ersiliana, oggi 63 e 67 anni ma con ancora tantissima energia e idee di ampio respiro per il futuro dell’azienda. “Oggi è diverso – raccontano –, di donne nel vino che ne sono moltissime. E sono tante anche le ragazze che si iscrivono alla Scuola Enologica Cerletti di Conegliano. Il Consorzio di Tutela del Prosecco Superiore DOCG, ad esempio, è guidato da una donna. Ma quando abbiamo iniziato noi eravamo due mosche bianche in un mondo quasi esclusivamente al maschile”. E ricordano anche con un sorriso quando, giovani trentenni, andavano in giro per l’Italia dai clienti: “Al sentire il nome “Sorelle Bronca” molti pensavano fossimo due vecchiette e quando vedevano due giovani ragazze rimanevano stupiti. E qualche altero pensava addirittura che avessimo a che fare con il mondo religiose, insomma che fosse un azienda gestita da suore”.
Quando, sul finire degli anni Ottanta, decidono di prendere in mano le redini dell’azienda di papà Livio, Antonella ed Ersiliana fanno altri lavori. La prima in un’azienda di produzione di carni, la seconda seguendo un negozio di maglieria. Ma il desiderio di continuare la tradizione familiare e l’amore per il territorio sono troppo forti. E con l’aiuto di Piero, marito di Antonella, con grande esperienza nel mono del vino, partono. “Quando abbiamo iniziato di Prosecco si parlava poco. È diventato quel fenomeno che è oggi solo negli ultimi, velocissimi anni. La nostra scelta vincente è stata quella di puntare sull’alta qualità, come ossessione e passaporto per il mondo, dove finisce il 55% delle nostre 300 mila bottiglie di produzione annua. Così come anche di diversificare molto la produzione, cercando sia di seguire il mercato ma anche di anticiparlo”. Così a fianco di classici Prosecco Superiore Brut ed Extra Dry, ci sono anche un Rosé Doc, un rosso riserva dei Colli di Conegliano e persino uno Spumante rifermentato sui lieviti, ovvero il “vino colfondo” della tradizione, con un nome intrigante: “Difetto Perfetto”. “E per far comprender ancora meglio la particolarità di questo vino, le cui annate differiscono molto le une dalle altre, abbiamo deciso di creare etichette differenti anno dopo anno, con disegnata la faccia della luna, nell’esatta posizione in cui l’uva è stata vendemmiata”.
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